E in quanti, autodiagnosticandovi una malattia da reflusso, siete subito ricorsi all’assunzione di farmaci antiacidi ? Chi non ha nel proprio cassetto delle medicine almeno una confezione tra maalox, buscopan, gaviscon, riopan ecc. ecc?
La terapia più scelta e diffusa per alleviare questo fastidio è infatti quella a base di inibitori di pompa protonica (IPP) che spesso però non risolve il problema, ma anzi rischia di cronicizzarlo, con peggioramento dei sintomi e conseguente aumento del dosaggio farmacologico, innescando così un pericoloso circolo vizioso
Gli antiacidi sono rimedi temporanei che vanno ad agire sul sintomo e non sulla causa
Per curare una patologia dobbiamo prima conoscerla e soprattutto indagare su cosa l’ha provocata. Per malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) si intende una patologia caratterizzata dalle conseguenze cliniche provocate dal contenuto dello stomaco che risale nell’esofago: quest’ultimo a contatto con l’acidità dei succhi gastrici, si irrita e contrae creando spasmi e infiammazioni che poi avvertiamo con sintomi quali dolore, bruciore e rigurgito. Ma la malattia da reflusso può manifestarsi anche con sintomi atipici e per questo non diagnosticato; campanelli d’allarme possono essere raucedine, faringite e laringite cronica, tosse stizzosa, nausea, ipersalivazione, problemi di deglutizione, difficoltà respiratorie ed erosione dentale.
Prima di creare allarmismi, c’è da dire che, in alcune condizioni, avere reflusso è fisiologico. In questo caso la sintomatologia è breve e in genere post-prandiale. Ad esempio se mangiamo tanto, se ci distendiamo subito dopo un pasto abbondante o se facciamo attività fisica subito dopo aver mangiato; va da sé che quindi evitando queste abitudini scorrette elimineremo il rischio di reflusso. In particolare il sollevamento pesi ed esercizi sugli addominali sono attività che, se fatti a poco tempo dal pasto, schiacciano il contenuto dello stomaco aumentando coì la pressione intra-addominale con conseguente migrazione del contenuto gastrico nell’esofago. Per lo stesso motivo, anche in gravidanza è probabile soffrire di reflusso, oltre al fatto che estrogeni e progesterone possono provocare alterazioni dello sfintere esofageo inferiore (LES). Infine non dimentichiamoci che nei soggetti molto in sovrappeso o obesi è quasi “normale” soffrire di reflusso: l’eccesso di grasso corporeo oltre ad aumentare la pressione intra-addominale, comporta anche una debolezza del muscolo diaframmatico e del LES. Quindi prima di eliminare alimenti e/o ingoiare farmaci preoccupiamoci di ridurre il grasso corporeo.
Il reflusso è spesso un sintomo occasionale dovuto magari a un’abitudine scorretta, ma altrettanto spesso è un sintomo da non prendere sotto gamba
Un reflusso trascurato e cronicizzato può degenerare in complicanze ben più serie quali esofagite, ulcere, malattia di Barret, carcinoma dell’esofago. Le cause di un reflusso patologico possono essere molteplici, tra cui la presenza di ernia iatale o del batterio Helicobacter Pylori. Ma una delle cause più comuni è l’alterata funzionalità del LES, una sorta di anello muscolare situato tra esofago e stomaco che si apre al passaggio del bolo alimentare per poi contrarsi e chiudersi subito dopo per impedire il passaggio dei succhi gastrici nell’esofago. Il LES per funzionare bene deve quindi avere un buon tono muscolare, in caso contrario non si chiuderà correttamente. Ad influenzare l’attività del LES riducendone la tensione delle fibre muscolari sono molti fattori: pressione intra-addominale, fumo di sigaretta, farmaci, ormoni e alcuni alimenti (cioccolato, menta piperita, alcool, brodi di carne, salsiccia)
Imparare a respirare riduce il rischio di reflusso
Il LES viene rinforzato anche tramite le contrazioni del vicino diaframma: se quest’ultimo è debole, probabilmente lo sarà anche il LES. Dunque dietro un reflusso può nascondersi un diaframma debole o, ancora più probabile, un diaframma bloccato in ispirazione, che a sua volta può essere dovuto allo stress, a una cattiva respirazione o a un core addominale non allenato. In questa condizione saranno allora utili esercizi di respirazione diaframmatica e di core-stability.
E se invece il reflusso non fosse un problema di eccessiva acidità di stomaco, bensì di scarsa acidità?
Sto parlando di ipocloridria, una condizione in cui lo stomaco non produce abbastanza acido cloridrico per poter degradare il cibo e che si traduce con un inefficiente processo digestivo e riduzione del tono del LES. Inoltre i cibi, permanendo più a lungo nello stomaco, causano l’apertura del cardias con conseguente risalita dei succhi gastrici lungo l’esofago. Intuirete anche voi che in questa situazione l’antiacido non è la soluzione migliore, ma anzi andrebbe a ridurre ulteriormente l’acidità dello stomaco peggiorando il problema.
Cosa fare? Occorre risolvere il problema all’origine
Nella maggior parte dei casi sarà inutile o comunque non sufficiente assumere antiacidi. Non che in casi gravi non si debbano usare, ma prima sarebbe opportuno valutare soprattutto altri fattori di rischio: dieta, stile di vita, esercizio fisico, riduzione dello stress e del fumo.
La terapia nutrizionale deve essere mirata ad evitare cibi che vanno ad aumentare la secrezione di succhi gastrici, o che al contrario la riducono, se il problema è l’ipocloridria.
Chi soffre di reflusso dovrebbe evitare o quantomeno ridurre il consumo di caffeina, cacao e cioccolato, spezie soprattutto se piccanti, menta, bibite zuccherate e gassate, alcolici, alimenti aciduli come il pomodoro, cibi fritti e soffritti. Tutti cibi che potrebbero irritare ulteriormente la mucosa. Spesso possono dar fastidio anche gli alimenti ad alto contenuto di grassi perché richiedendo più tempo di digestione, permangono a lungo nello stomaco dove inducono produzione di succhi gastrici e riducono il tono muscolare del cardias. È utile evitare anche di consumare troppe verdure o bere troppa acqua ai pasti perché aumentano la permanenza gastrica del bolo alimentare e quindi le possibilità di reflusso.
Ulteriori buone abitudini da adottare sono: aspettare almeno due ore prima di coricarsi e sdraiarsi con la testa sollevata dal letto di 15-20 centimetri; masticare lentamente e deglutire con cautela; evitare di fare pasti unici e abbondanti ma ripartire l’alimentazione su più pasti; consumare il pasto in clima di serenità.