Fertilità, un aiuto anche dalla dieta

Una dieta corretta contribuisce ad avere un ciclo ovulatorio, un corretto equilibrio ormonale, migliora la qualità ovocitaria ed è indispensabile nei percorsi di procreazione assistita e in problematiche come PCOS, endometriosi, fibromi e amenorrea

Domenica, 20 Dicembre 2020

Fertilità, un aiuto anche dalla dieta

Dalla mia esperienza in studio ho notato che, complice la scarsa informazione e i tanti tabù che esistono su questi argomenti, sono ancora poche le donne che sanno come funziona esattamente il proprio corpo.

Quando si parla di fertilità, si pensa subito alla capacità di concepire. In realtà essere fertili è molto di più; significa avere un ciclo regolare, ovulatorio e con una corretta secrezione di ormoni che influenzano la salute di una donna sotto diversi aspetti. Pertanto, preoccuparsi della propria fertilità significa prendersi cura del proprio benessere, a prescindere dalla volontà o meno di una gravidanza.

Una corretta secrezione di ormoni sessuali incide ad esempio su:

  • Apparato osteo-articolare: amenorrea e ipoestrogenismo aumentano il rischio di osteoporosi;
  • Umore e benessere mentale: scarsa produzione di estrogeni e progesterone possono manifestarsi con più frequenti periodi di malinconia, tristezza e scarsa voglia di reagire. Inoltre, sia la carenza che l’eccesso di estrogeni possono amplificare gli stati ansiosi, compulsivi e di frenesia;
  • Memoria: il progesterone ha un effetto benefico sulla memoria a breve termine;
  • Igiene del sonno: l’insonnia può derivare da una carenza di ormoni sessuali;
  • Salute estetica: il progesterone contribuisce all’avere capelli luminosi e fluenti, pelle idratata e morbida, unghie sane e forti.

La sindrome premestruale è talmente tanto diffusa da venire considerata “normale”, quasi come fosse lo scotto da pagare per essere nate donne.

Invece non è così: avere fastidi e dolori a tal punto da dover ricorrere all’antiinfiammatorio o da essere limitati nello svolgere una qualsiasi attività quotidiana non è per nulla normale. Attenzione! mi sto riferendo ai sintomi invalidanti, da non confondere con la sensazione di intorpidimento e nervosismo e con il craving di carboidrati, che sono al contrario sintomi fisiologici di un ciclo regolare e sano.

Non basta che il ciclo sia regolare, deve essere ovulatorio

Spesso si confonde il ciclo con il mestruo, come se la salute ormonale ruotasse solo intorno ai 3-5 giorni di perdita mestruale; in realtà il ciclo di una donna inizia con il primo giorno di flusso mestruale e termina con il primo giorno della mestruazione successiva.
In linea generale si considerano regolari cicli che vanno dai 25 ai 35 giorni e in riferimento a ciò, molti credono che un ciclo puntuale è in automatico un ciclo sano, ma avere un ciclo di 28-30 giorni è poco significativo a livello ormonale, quello che conta è che invece a metà ciclo ci sia l’ovulazione: può capitare infatti che un ciclo, pur essendo regolare, è però anovulatorio.
Se il ciclo di una donna è anovulatorio non può formarsi il corpo luteo e di conseguenza non si produce progesterone, la cui carenza può manifestarsi con spotting qualche giorno prima del mestruo o a metà del ciclo, quando sarebbe dovuta invece avvenire l’ovulazione.

La carenza di progesterone, oltre a rendere difficile il concepimento e aumentare il rischio di aborto, espone la donna ad uno squilibrio ormonale definito ‘estrogeno dominanza’, in cui si ha appunto un accumulo di estrogeni.

L’estrogeno dominanza può comportare fra l’altro sindrome da ovaio policistico (PCOS), endometriosi, insulino-resistenza, ritenzione idrica, squilibri degli ormoni tiroidei.
Una donna con eccesso di estrogeni, in rapporto a basso progesterone, di solito avverte 3-4 di questi sintomi:
  • Occhi secchi;
  • Diminuzione della libido;
  • Depressione, ansia e agitazione;
  • Ciclo inferiore ai 28 giorni;
  • Senso precoce di affaticamento;
  • Mal di testa;
  • Insonnia;
  • Sindrome premestruale accentuata;
  • Spotting;
  • Iperinsulinemia.

Sintomi clinici a parte, è possibile capire se il proprio ciclo sia ovulatorio e con giusto equilibrio ormonale osservando il proprio slip, o più precisamente il proprio muco cervicale.

Il muco cervicale è un idrogel costituito da molecole mucoidi, acqua, proteine, enzimi e minerali che agisce come una sorta di filtro proteggendo l’utero dall’ingresso di agenti esterni e infezioni. È poi importante per la fecondazione in quanto rende il pH vaginale idoneo per lo sperma e mantiene lo sperma vivo per circa 5 giorni (finestra fertile di ogni ciclo).

Osservare il muco cervicale ci dà indicazione di una corretta secrezione ormonale, poiché questo cambia aspetto e consistenza a seconda della fase del ciclo in cui ci si trova.

Prima dell’ovulazione infatti la produzione di muco vaginale è molto bassa e il suo aspetto non è filamentoso. Quando invece, nei giorni immediatamente precedenti all’ovulazione, arriva il picco di estrogeni, la produzione di muco aumenta tantissimo, diventando vischioso e trasparente a mo’ di albume d’uovo. Nei giorni successivi all’ovulazione, il calo di estrogeni e l’aumento di progesterone, danno al muco un aspetto più cremoso e bianco e la sua produzione comincia a decrescere fino a scomparire quasi totalmente.
Pertanto se il muco è assente o di consistenza anomala, può essere segno di ciclo anovulatorio o di squilibrio ormonale.

Altra metodica di “auto-diagnosi” è il monitoraggio della Temperatura basale.

La misurazione va effettuata al mattino prima di alzarsi dal letto e prima di fare qualsiasi cosa (compreso parlare o bere), va rilevata sotto la lingua e si può utilizzare un comune termometro digitale con doppia cifra decimale.
In un ciclo regolare e con corretta secrezione ormonale si avrà che:
  • Dal mestruo all’ovulazione la T° è bassa (tra i 36,2 e i 36,4°C);
  • Il giorno dell’ovulazione la T° cala leggermente;
  • Dall’ovulazione al mestruo si ha un rialzo termico di circa 0,5°C, determinato dal progesterone.
Se non c’è rialzo termico e quindi le T° si mantengono sostanzialmente uguali per tutto il mese significa che non c’è stata ovulazione (ovviamente nell’arco di un anno può capitare, magari in periodi di stress o in piena estate per il cambiamento climatico, ma se dovesse succedere troppo spesso è consigliabile consultare uno specialista).
Se invece il rialzo termico è avvenuto, ma è stato troppo breve (< 9 giorni) significa che la fase luteale non è stata perfetta e che molto probabilmente vi è carenza di progesterone.

Quindi se notate qualcosa che non va, parlatene innanzitutto con un professionista (oltre al ginecologo, figure competenti sono anche le ostetriche, il cui lavoro non si limita solo a far nascere i bambini) e poi iniziate a curare il vostro stile di vita attraverso una sana alimentazione e un’attività fisica quotidiana.

Una dieta corretta contribuisce ad avere un ciclo ovulatorio e un corretto equilibrio ormonale e migliora la qualità ovocitaria

In linea generale le strategie alimentari che si rivelano alleate della fertilità femminile, su donne che abbiano o meno diagnosi di patologie, sono le seguenti:

  • Corretto bilanciamento e basso intake di zuccheri e carboidrati;
  • Dieta varia, equilibrata e su base antiinfiammatoria;
  • Limitato uso di caffè. Consigliata invece una tazza di tè verde al giorno, di buona qualità e in foglie (no in presenza di mutazione MTHFR);
  • Assunzione di grassi buoni: olio e.v.o., burro ghee, avocado, frutta secca, uova, pesce grasso pescato ecc.
  • Aumentare l’introito di cibi ricchi in folati (vegetali a foglia verde, avocado, fragole, asparagi ecc.);
  • Evitare di consumare soia e derivati e non abusare di alimenti ricchi in isoflavoni vegetali come legumi e semi di lino;
  • Non escludere completamente le proteine animali dalla propria dieta, purchè si tratti di uova di galline razzolanti, carne di allevamenti non intensivi e pesce pescato;
  • Ridurre o eliminare latte e derivati, soprattutto in presenza di un rapporto inverso LH/FSH, cicli anovulatori o oligomenorrea. Se invece vi è deficit di fase luteale, piccole porzioni di latticini grassi provenienti da allevamenti non intensivi possono aiutare: ghee o burro chiarificato, ricotta di pecora o di capra, yogurt bianco intero, parmigiano.

Infine l’alimentazione risulta indispensabile, tanto da poter parlare di una vera e propria dietoterapia con protocolli nutrizionali specifici, nei pazienti con difficoltà di concepimento, che stanno affrontando una FIVET (procreazione assistita) o che soffrono di problematiche come iperandrogenismo, sindrome da ovaio policistico, endometriosi, fibromi, mancato picco di LH, amenorrea ecc.

Va sottolineato però, che affinché queste indicazioni risultino efficaci, si deve tener conto di tutti gli altri fattori che influiscono sulla fertilità, come ad esempio il peso corporeo (sia in eccesso che in difetto), il fumo, l’esposizione ad inquinanti ambientali e disregolatori endocrini ed equilibrio psico-emotivo.


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